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Immagine del redattoreBeniamino Pisati

IL MIO PRIMO GRANDE VIAGGIO, MYANMAR - DICEMBRE 2004


Pescatori sul lago Inle  (Mynamnar) Beniamino Pisati

Era il 2004, venti anni fa, quando decisi di intraprendere il mio primo grande viaggio, destinazione Myanmar. Un documentario sui pescatori del lago Inle mi aveva affascinato: quei pescatori che remavano in piedi sulle acque tranquille del lago avevano catturato la mia immaginazione. Volevo immortalare quella scena.

Atterrai a Yangon di prima mattina. Il caldo era opprimente e il mio inglese, allora, lasciava molto a desiderare (anche ora). Tuttavia, riuscii a trovare un tassista che mi portò al mio hotel. La mia idea era di attraversare l'intero paese per raggiungere il lago Inle. Così, con un po' di esitazione, spiegai il mio piano al tassista. Lui si mostrò subito disponibile a farmi da autista per tutta l’avventura. Mi mostrò persino un diario in cui conservava le fotografie dei clienti che aveva accompagnato, insieme a molti pensieri di ringraziamento. Sentii di aver trovato il mio driver.

Passai qualche giorno a Yangon, esplorando la città, i primi giorni non furono come li avevo immaginati: il lungo viaggio mi aveva stancato e faticavo a trovare confidenza con il cibo locale. Così, per pranzo, mi recavo sempre nello stesso posto vicino al mio hotel e mangiavo solo tramezzini con pomodoro e tonno.

Finalmente iniziavo a sentirmi a mio agio e prendevo sempre più confidenza con la città, cercando e fotografando le situazioni che mi ero appuntato prima della partenza.


Tramonto sul fiume Irrawaddy, Yangon | Pisati Beniamino

Con rinnovata energia e un po' di nostalgia, mi preparavo a lasciare Yangon e a intraprendere il viaggio verso il lago Inle. Non vedevo l'ora di vedere con i miei occhi quei pescatori che mi hanno ispirato a iniziare questa avventura. Ricordo ancora di aver fissato il prezzo del mio trasporto per circa 200 dollari. Gli autisti erano due, purtroppo non ricordo i loro nomi, ma erano molto gentili e premurosi. Il giorno della partenza passammo da casa dell'autista, che salutò la moglie e aprì il baule per caricare dei pezzi di ricambio, anche se l’auto era già piena di ricambi di ogni tipo. Capì subito che anche per loro questo non era un viaggio semplice.

Prima di uscire da Yangon ci fermammo a prendere dei fiori che l'autista attaccò al cofano dell'auto, come buon auspicio per il viaggio. Fu un viaggio interminabile, di diversi giorni, ma carico di emozioni, ci fermammo in diverse città.


Pisati Beniamino Viaggio in Birmania 2004

L’auto ebbe moltissimi problemi e i pezzi di ricambio furono una scelta saggia, anche se un problema non fu mai risolto, costringendoci a diverse soste. Per l’ultimo tratto viaggiammo con una sorta di serbatoio tra le gambe del passeggero, poiché l’auto non pescava dal serbatoio, forse sporco. Le esalazioni della benzina mi fecero stare male e, arrivato a Mandalay, non riuscivo a stare in piedi. Mi passarono per la testa tante cose, tra cui ipotetici sintomi della malaria. Per fortuna, l’indomani stavo bene.



Mandalay, valle di templi | Pisati Beniamino

Arrivati al lago Inle, il paesaggio era esattamente come l'avevo immaginato: un luogo tranquillo, bucolico, lontano dal traffico e dai clacson di Yangon. La mia fotografia era costantemente nei miei pensieri. Certo, ora può sembrare scontata e banale; oggi i pescatori si mettono persino in pose plastiche facendosi pagare. Tuttavia, all'epoca, quella visione ispirata da un documentario mi aveva condotto in questo paese con 40 rullini, sperando di vendere qualche immagine per la prima volta e trasformare la mia passione in un lavoro, un sogno che coltivavo fin da bambino.

Ero lì con la mia fotocamera, con una guida da me pagata, su una barca con un barcaiolo che andava dove volevo io. Ero felice.


Pula del grano da qualche parte tra Yangon e Mandalay | Pisati Beniamino

Aspettammo la fine della giornata. I pescatori c’erano con le loro reti e la precaria vogata con una gamba, poiché dovevano avere le mani libere per lavorare con le reti. Arrivò il tramonto. Controllai l’esposizione della fotocamera. Avevo scelto il mio pescatore, che pescava davvero, non come ora che si fanno pagare per mettersi in posa. Ci siamo. Il sole dietro aveva ancora un sussulto per mandare in silhouette il pescatore. Io ero pronto. Click. Tante volte. Ricordo come se fosse ieri che mi sedetti sulla barca quasi esausto, ma felice. Pur non vedendo il risultato, sapevo che sul rullino c’era quanto serviva.



Pescatore, lago Inle | Pisati Beniamino

Facemmo ritorno a Yangon, mangiavo di tutto, mi ero completamente calato nella realtà locale. Un paio di giorni e tornai a casa. Ho un ricordo di quel viaggio che non ho mai voluto intaccare ritornandoci a distanza di anni. Molte volte mi hanno chiesto di organizzare un viaggio in Myanmar, ma la paura di rovinare qualcosa di così bello me lo ha sempre impedito.


Il lavoro fu pubblicato, la mia prima pubblicazione dopo un porta a porta estenuante con plasticoni di diapositive alla mano, girai tute le riviste con sede a Milano.





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